Troppe ore di lavoro straordinario, gli agenti del carcere di Prato citano per danni il ministero


59 agenti del carcere della Dogaia si sono rivolti al Tar per chiedere l’annullamento della delibera del dirigente della Casa circondariale di Prato che impedisce la cumulabilità del compenso per lavoro straordinario con l’indennità di servizio notturno e soprattutto per accertare la cifra di risarcimento.............

(dovuta dal Ministero della Giustizia) dei danni patrimoniali, biologici, morali ed esistenziali connessi alla situazione lavorativa che vede una netta carenza di personale, quantificabile nel 38% rispetto a quella che dovrebbe essere la pianta organica. Gli agenti, difesi dall’avvocato Mauro Montini, contestano in particolare di essere costretti da anni a lavorare “in condizioni abnormi, dovendo svolgere un orario di gran lunga superiore alle 36 ore settimanali per garantire il normale funzionamento della struttura”. Gli agenti sono arrivati a calcolare “fino a quattrocento ore di straordinario all’anno, corrispondenti ad una settimana di lavoro in più per ogni mese, andando spesso a creare un pregiudizio per il godimento di riposi e ferie”. Nelle accuse mosse nel ricorso i ricorrenti sottolineano di essere costretti in pochi a sorvegliare tantissimi detenuti, citando un caso in cui “un singolo agente ha controllato per una notte circa 150 detenuti”. Da qui si evince secondo gli agenti “una problematica gestione della quotidianità, determinando nel personale livelli di stress e disagio lavorativo non ulteriormente tollerabili”. Sentita anche la controparte, la sezione prima del tribunale amministrativo regionale, ha comunque ritenuto di rigettare entrambe le richieste, in base alla motivazione che “la disciplina del personale della polizia penitenziaria stabilisce che gli appartenenti al Corpo, quando le esigenze lo richiedono, sono tenuti a prestare servizio anche in eccedenza all’orario, fatto salvo il diritto al corrispondente compenso per lavoro straordinario”.
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Stefano De Biase


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